Balcani: lavoro e diritti, confronto tra sindacalisti di Serbia, Bosnia, Macedonia, Montenegro, Albania, Kosovo, Croazia, Slovenia

(dall’inviato a Skopje) “La Macedonia ha scelto il peggiore modello per una transizione dal comunismo all’economia di mercato. L’abbiamo pagato con migliaia e migliaia di licenziamenti e oggi il Paese ha un elevato tasso di disoccupazione e uno sviluppo modestissimo”. Jakim Nedelkov è presidente del sindacato libero Sonk che in Macedonia si occupa di scuola, istruzione, scienza e cultura. Racconta, al convegno internazionale in corso nella capitale della Macedonia, la situazione del suo Paese. Spiega le difficoltà dei sindacati a proteggere i diritti dei lavoratori, le divisioni all’interno dello stesso movimento sindacale, l’attività per giungere ai contratti collettivi nazionali (scuola materna e scuola elementare, istituti superiori, università…). Contratti che sono costati anche scioperi e tensioni sociali. Nedelkov insiste sul “valore del confronto tra sindacati di altri Paesi balcanici ed europei” in funzione di una tutela dei lavoratori e delle loro famiglie. Blagoja Ralpovski, presidente della Confederazione dei sindacati liberi in Macedonia (60mila iscritti), segnala che “la difficile situazione del Paese mette talvolta all’angolo il dialogo sociale e i temi promossi dal sindacato passano in secondo piano anche a causa della instabilità politica” a Skopje.
Questo intreccio tra sfera politica e socio-economica viene testimoniata anche da altri presenti al convegno promosso da Mcl. Nel pomeriggio è in corso una tavola rotonda dal titolo “Ripensare il modello europeo e governare le sfide aperte: dal lavoro ai diritti sociali, all’immigrazione”. Intervengono Srda Kekovic, segretario generale dell’Unione dei sindacati liberi del Montenegro; Bilbil Kasmi, presidente dei Sindacati liberi e indipendenti di Albania; Haxhi Arifi, presidente dell’Unione sindacati liberi del Kosovo; Vanja Gavran, membro del Consiglio nazionale di Napredak (Croazia); Klemen Stibelj, Associazione dei lavoratori – Nuova Slovenia. Guida i lavori Antonio di Matteo – che ha introdotto il confronto –, vice presidente Mcl. Tra le testimonianze portate al convegno anche quelle di Branislav Canak, già presidente di Tuc Nezavisnost – Serbia (“Sfide globali e costruzione del dialogo sociale”); Franjo Topic, presidente di Napredak – Bosnia Erzegovina (“La fragile pace nella regione balcanica, le sfide dell’economia debole e il ritorno dei nazionalismi). Da tutti i relatori emergono osservazioni circa il processo di avvicinamento all’Unione europea e alle attese circa la futura adesione dei rispettivi Paesi.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Mondo

Informativa sulla Privacy