Lettera su "Avvenire"

Diocesi: Milano, funerali rettore Collegio S. Carlo. D’Avenia, “Arrivederci don Aldo”

“Ti ho salutato che eri sul tuo letto, ormai incosciente, ti era rimasto solo il respiro. Un respiro rapido e aggrappato alla vita, come la mascherina per l’ossigeno al tuo viso. Occhi chiusi, forse ignaro dei nostri silenzi impauriti, appartenevi al momento tutto personale in cui il corpo lotta per dire il suo ultimo sì alla vita: la vita definitiva”. Queste le prime parole della lunga lettera, pubblicata oggi su Avvenire, in cui lo scrittore Alessandro D’Avenia ha voluto tributare l’ultimo saluto al “suo” rettore del Collegio San Carlo di Milano, don Aldo Geranzani, i cui funerali saranno celebrati oggi alle 14,30 nel duomo di Milano.
“Mentre ti tenevo compagnia la prima volta – ricorda lo scrittore – c’erano urla di bambini dal cortile, nel pieno dell’intervallo” ma “qualcuno, pensando che quelle urla ti dessero fastidio, ha chiuso la finestra”. È in quel momento che D’Avenia comprende “il senso della scena”: “Tu in quel letto, ormai alla fine della tua camminata sulla terra e i bambini sotto a urlare, felici di giochi e libertà. Lasciate che i bambini vengano a me, lasciate che i giovani vengano a me”. E scrive: “Questo è stato il senso della tua vita, per questo in essa nulla è andato sprecato, neanche la malattia e il dolore, perché tutto hai fatto per quei bambini, che poi diventano ragazzi, che poi diventano uomini e donne: tutti tuoi figli spirituali”.
D’Avenia, nel narrare alcuni episodi della sua vita in cui don Geranzani è stato determinante per la sua crescita umana e professionale, conclude con un accorato ringraziamento: “Ti ringrazio per quel libro che mi hai regalato alla fine del viaggio in Terra Santa, dopo averlo letto tu in quei giorni. L’ho aperto adesso per cercare parole sottolineate da te, a caccia di un messaggio dedicato a me, e le ho trovate: ‘Proprio quando la vicenda terrena dell’uomo sarà giunta al proprio compimento, sarà necessario che in ognuno appaia la Gioia infinita che ognuno è nel profondo. Essa oltrepassa ogni dolore sperimentato dall’uomo’”.