Piazza San Pietro

Papa Francesco: Angelus, non lasciarsi “travolgere dalla distrazione o dalla superficialità”

“La persona che fa attenzione è quella che, nel rumore del mondo, non si lascia travolgere dalla distrazione o dalla superficialità, ma vive in maniera piena e consapevole, con una preoccupazione rivolta anzitutto agli altri”. È l’identikit tracciato dal Papa, durante l’Angelus di ieri, pronunciato davanti a 15mila persone. “Con questo atteggiamento ci rendiamo conto delle lacrime e delle necessità del prossimo e possiamo coglierne anche le capacità e le qualità umane e spirituali”, ha assicurato Francesco soffermandosi su uno dei temi tipici dell’Avvento: la vigilanza. “La persona attenta si rivolge poi anche al mondo – ha proseguito – cercando di contrastare l’indifferenza e la crudeltà presenti in esso, e rallegrandosi dei tesori di bellezza che pure esistono e vanno custoditi”. “Si tratta di avere uno sguardo di comprensione per riconoscere sia le miserie e le povertà degli individui e della società, sia per riconoscere la ricchezza nascosta nelle piccole cose di ogni giorno, proprio lì dove il Signore ci ha posto”, la ricetta del Papa, secondo il quale “la persona vigilante è quella che accoglie l’invito a vegliare, cioè a non lasciarsi sopraffare dal sonno dello scoraggiamento, della mancanza di speranza, della delusione; e nello stesso tempo respinge la sollecitazione delle tante vanità di cui trabocca il mondo e dietro alle quali, a volte, si sacrificano tempo e serenità personale e familiare”. Come il popolo di Israele, ha osservato Francesco, “anche noi ci troviamo spesso in questa situazione di infedeltà alla chiamata del Signore: egli ci indica la via buona, la via della fede, la via dell’amore, ma noi cerchiamo la nostra felicità da un’altra parte”. “Essere attenti e vigilanti – ha concluso il Papa – sono i presupposti per non continuare a ‘vagare lontano dalle vie del Signore’, smarriti nei nostri peccati e nelle nostre infedeltà; essere attenti ed essere vigilanti sono le condizioni per permettere a Dio di irrompere nella nostra esistenza, per restituirle significato e valore con la sua presenza piena di bontà e di tenerezza”.