Discorso alla Città

Diocesi: mons. Pompili (Rieti), “nessuno può starsene tranquillo finché la gran parte dei nostri giovani resta a casa dai genitori e non fa alcuna scelta di vita”

È stato un invito alla gioia il Discorso alla Città del vescovo di Rieti, mons. Domenico Pompili, ieri sera, in occasione della celebrazione dei secondi Vespri alla vigilia della festa di santa Barbara, patrona della diocesi e della città di Rieti, nella cattedrale di Santa Maria. Riprendendo l’invito di san Paolo – “Siate sempre allegri nel Signore” -, il presule ha fatto notare che, per i nostri tempi, questa prospettiva può sembrare”sopra le righe”. Anche se le statistiche mettono la città di Rieti tra le più vivibili del Lazio, infatti, non mancano problemi e criticità: il lavoro, l’immigrazione, il post-terremoto sono quelle evidenziate da mons. Pompili. Per quanto riguarda il primo aspetto, il vescovo di Rieti ha rimarcato come nell’ultimo decennio siano andati perduti circa 7000 posti di lavoro. Una emorragia occupazionale che pesa soprattutto sui giovani, che sembrano “stesi”, abbattuti dalle circostanze, destinati ad ingrossare le file dei Neet, “senza scuola, senza formazione, senza lavoro”. Di fronte a questo, mons. Pompili non ha offerto ricette, ma invitato a riconoscere ciò che resta alla nostra portata: “Convergere su alcuni obiettivi facendo attenzione a non dividersi per ceti sociali: i commercianti da un lato, gli impiegati e i professionisti dall’altro; gli operai da un’altra parte ancora”. E se per primo c’è senza dubbio il nodo delle infrastrutture necessarie per rendere attrattivo il territorio, anche l’annoso tema dell’acqua “potrebbe essere un collante, se ci si mette tutti dalla stessa parte e si cerca con la controparte una soluzione realistica. Quel che è certo – ha sottolineato il vescovo, riprendendo la linea tracciata con l’incontro pastorale dello scorso settembre – è che nessuno può starsene tranquillo finché la gran parte dei nostri giovani resta a casa dai genitori e non fa alcuna scelta di vita”.