“Piccoli sì, ma aperti, pochi sì ma ospitali, poveri sì ma generosi nel condividere quello che abbiamo per vivere, uomini sì ma figli di Dio: questo è Natale!”. Lo ha detto l’amministratore apostolico del Patriarcato Latino di Gerusalemme, mons. Pierbattista Piazzaballa durante la messa di Natale, celebrata questa mattina a Betlemme. “Il Natale – ha ricordato – è festa di incontro: Dio e uomo, cielo e terra, eternità e tempo, infinito e finito si abbracciano e si uniscono ma senza confondersi, né annullarsi reciprocamente, come accade in ogni incontro ben riuscito. Il Verbo si è fatto bambino, ma quel bambino è il Verbo eterno in persona. Basta proclamare questo per essere liberati dal rischio di ridurre o semplificare il mistero del Natale, trasformando la grazia della piccolezza in un sentimentalismo a basso prezzo consolatorio e vuoto”. “Il ‘qui’, che risuona in ogni Liturgia celebrata in questi Luoghi Santi e di cui andiamo giustamente fieri – ha proseguito l’arcivescovo – può fatalmente trasformarsi in un pretesto ideologico per chiuderci nel pregiudizio, nella presunzione, nell’orgoglio identitario che nulla o poco concedono all’altro e al diverso. Gli ingiusti muri esterni, che tanto ci fanno soffrire, possono diventare interni a noi stessi, possono trasformarsi in stili e comportamenti ostili e inospitali. Se stanotte, perciò, abbiamo sostato presso la mangiatoia accogliendo la profezia del Natale, stamane vorremmo innalzarci, con l’aiuto del Prologo di Giovanni, li dove il Natale vuole condurci: alle altezze della gloria di Dio rivelata qui a tutta la terra”. La grandezza di Gesù, ha precisato il presule, sta nel viverla “nella forma del dono e non del possesso. E noi saremo salvi davvero se la nostra identità diventerà un’offerta e non un possesso, se sapremo scambiarci gli uni gli altri il dono e il perdono che ci rende fratelli e non nemici in una terra che prima che nostra è del Signore. Le migliaia di pellegrini che, grazie al Cielo, hanno affollato e affollano le nostre strade e i nostri santuari ce lo ricordano continuamente. È una tensione difficile – ha concluso – quella di mantenersi aperti e disponibili al dono, in un mondo e in un tempo dove vecchi e nuovi fondamentalismi rendono difficile la relazione cordiale e fraterna; ma è l’unica tensione degna di essere vissuta: è la tensione del Natale! Le tensioni cui ci espone il Mondo sono tensioni che separano, dividono, distruggono, uccidono. La tensione faticosa e beata del Natale invece tiene insieme, unisce, costruisce, fa vivere”.