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Neutralità della rete: mons. Coyne (vescovi americani), “è fondamentale”. “Potremmo essere costretti a pagare delle tasse maggiorate”

(da New York) La decisione della Commissione federale per le comunicazioni (Fcc) di abrogare le regole di neutralità della rete che assicuravano pari trattamento e parità di servizi a tutti i siti web indipendentemente dalle loro dimensioni incontra il disappunto anche dei vescovi americani che avevano già fatto presente “la necessità di una rete aperta ed equa senza favoritismi o discriminazioni tra gli utenti”. Monsignor Christopher Coyne, presidente della Commissione per le comunicazioni della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, ha dichiarato che “la neutralità della rete è fondamentale anche alle nostre arcidiocesi, diocesi ed eparchie, parrocchie, scuole e altre istituzioni che grazie all’utilizzo di tecnologie avanzate possono connettersi tra tutti i membri della comunità e lavorare per migliorare l’organizzazione, condividere insegnamenti religiosi e spirituali, promuovere attività online e coinvolgere particolarmente i giovani, difendere la giustizia, testimoniare il proprio credo anche negli ambienti mediatici iper-commerciali”. Il vescovo ha sottolineato inoltre che se saranno i contratti a pagamento a definire le priorità nello scambio dei dati e nell’utilizzo dei siti “potremmo essere costretti a pagare delle tasse maggiorate per garantire che i nostri contenuti ricevano un trattamento equo su Internet”. Cifre che le comunità senza scopo di lucro, sia religiose che secolari, non possono permettersi per competere con contenuti commerciali redditizi. Al momento si attendono i regolamenti attuativi della decisione stabilita ieri, ma intanto anche i colossi del web da Facebook a Google, stanno considerando di intraprendere azioni legali contro la Commissione, non convinti come ha dichiarato il suo presidente che abolire la neutralità della rete “favorirà i consumatori e promuoverà una sana competizioni tra i diversi provider”.