Diocesi: mons. D’Ambrosio (amministratore apostolico Lecce), “salvare i fondamenti del nostro convivere, della condivisione per il bene dell’uomo”

“Siamo chiamati a salvare i fondamenti, gli archi portanti del nostro convivere, della condivisione preoccupata per il bene dell’uomo. È la nostra missione, inseriti a pieno titolo nella città dell’uomo per servirla e promuoverla guardando alla pienezza e bellezza della città di Dio che ci attende come suoi concives, cittadini”. Lo ha affermato questa sera l’amministratore apostolico di Lecce, mons. Domenico Umberto D’Ambrosio, presiedendo per l’ultima volta la celebrazione eucaristica per l’anniversario della dedicazione della cattedrale della città salentina. “Il mio saluto e la mia gratitudine sono per ciascuno di voi, miei compagni di viaggio lungo la strada del pellegrino che insieme abbiamo percorso per otto anni”, ha evidenziato l’arcivescovo. Parlando di “questo tempio” che “è stato costruito ed edificato con la pietra delle cave del Salento”, D’Ambrosio si è soffermato anche sulla pietra dell’altare che “è la tavola dell’Eucarestia”. “Non c’è nessun Lazzaro – ha ammonito – costretto a raccattare o a difendere le briciole che cadono dalla mensa. A nessun povero – e sono sempre più numerose le nostre povertà – è impedito di entrare. Tutti sono invitati perché questo è il banchetto che significa e da’ gioia e la nostra festa è piena e vera quando è condivisa da tutti”. “Siamo convinti che la santità non risiede nelle pietre dell’edificio materiale”, ha aggiunto, ma “se questa chiesa di pietra è chiamata tempio, edificio sacro, è perché in essa deve riflettersi la santità di coloro che qui si radunano”. “Questo tempio ha già raccontato nella sua lunga storia la santità di tanti nostri fratelli e sorelle nella fede”, ha continuato l’arcivescovo, sottolineando che “questo racconto di santità continua oggi, attraverso la fatica e l’impegno di tutti noi, garantendo a questo edificio materiale la sua dignità, bellezza e sacralità, che ahimè ci viene ‘scippata’ dalle moltitudini di turisti e visitatori che ‘scempiano’ con chiasso, atteggiamenti bivaccanti e dissacranti, insensibili e riottosi all’osservanza di elementari regole per la salvaguardia della sacralità del luogo”. “Lascio incompleto il programma – ha riconosciuto D’Ambrosio – e mi auguro che lo si realizzi nel più breve tempo possibile: l’accesso programmato, prenotato e ordinato ai nostri luoghi sacri”.

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