Volontari Caritas

Diocesi: mons. Delpini (Milano), “non lasciamoci rubare la speranza, che non è una pacca sulla spalla ma la risposta alla promessa di Dio”

“La speranza cristiana non è una pacca sulla spalla. Ma è la risposta alla promessa di Dio. Vorrei allora incoraggiarvi a essere uomini e donne che non si lasciano rubare la speranza”. Lo ha detto oggi l’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, ai 700 volontari e operatori di Caritas Ambrosiana, intervenuti al convegno annuale che quest’anno cade alla vigilia della prima Giornata mondiale dei poveri che nella diocesi di Milano viene celebrata in anticipo perché non si sovrapponga all’Avvento ambrosiano. “Speranza – ha osservato Delpini – è una parola impegnativa e difficile ma oggi circondata dallo stesso atteggiamento scettico e sprezzate con cui gli Ateniesi accolsero l’apostolo Paolo quando parlò loro di risurrezione”. “Poiché parlare della risurrezione costringe a parlare delle morte – ha proseguito – allora è meglio tacere per non incrociare l’enigma della morte. Così la speranza è diventata irrilevante e tra persone civili è stata ridotta in aspettativa”. “Ma mentre l’aspettativa è costruita su quello che è calcolabile, scientificamente programmabile – ha rilevato l’arcivescovo – la speranza cristiana si fonda sulla fiducia nella promessa di Dio di renderci felici, un premio escatologico che non è un alibi per non impegnarsi nella storia, ma al contrario la ragione che aiuta il cristiano a vivere il suo tempo”. Riferendosi ai tanti operatori della Caritas impegnati nei quartieri e nelle parrocchie, Delpini ha messo in guardia i volontari dal trarre gratificazione per il bene che fanno “dall’inclinazione all’operosità tipica dei lombardi”, o da “una reazione emotiva di fronte ai mali del mondo”, ma a radicare il proprio impegno “nella compassione di Dio”. “Non lasciamoci rubare la speranza” è stato anche l’invito del direttore di Caritas Ambrosiana, Luciano Gualzetti. “Alla luce della mobilitazione che c’è stata nelle parrocchie per l’accoglienza dei profughi, ci siamo accorti di come le nostre comunità cristiane risentissero di una rappresentazione distorta dei flussi migratori presentati come un’invasione o l’inizio di islamizzazione della società italiana”, ha raccontato. “Davanti a questo scenario – ha proseguito Gualzetti – abbiamo deciso di andare avanti a ragionare su quello che sta succedendo rilanciando in positivo. Continuiamo in maniera tenace ad approfondire questo atteggiamento ancorato alla realtà ma illuminato dal Vangelo”.