Dono

Papa Francesco: invia a mons. Bregantini (Campobasso) un biglietto e il libretto sull’ordinazione sacerdotale del gesuita padre De Filippis. L’arcivescovo, “immenso lo stupore”

L’arcivescovo di Campobasso-Bojano, mons. GianCarlo Bregantini, ha ricevuto ieri dalla Città del Vaticano una busta postale con indirizzo scritto a mano da Papa Francesco, contenente un biglietto e il libretto originale sull’ordinazione sacerdotale del gesuita padre Bonaventura De Filippis, di Roccamandolfi (Cb), in Molise. Rivolgendo all’arcivescovo, nel biglietto, anche questo vergato a mano, il Papa scrive: “Caro fratello, quando sono stato da voi, vi ho detto che un figlio della vostra terra, il p. Bonaventura De Filippis, sj, è stato il primo cappellano nell’Antartide argentina. Ho ricevuto da Buenos Aires il libretto della sua ordinazione sacerdotale e ho pensato di inviarlo a voi, così avrete un ricordo di questo cittadino illustre”. Fu proprio Bergoglio, quando era provinciale dei Gesuiti in Argentina, ad inviare in Antartide, padre Bonaventura De Filippis. Dopo aver ricevuto l’inattesa missiva, Bregantini, con stupore ha raccontato il momento della “sorpresa” ricevuta e ha espresso gioia e commozione accompagnati da una immensa gratitudine a Papa Francesco: “Immenso lo stupore quando questa mattina, è arrivato dalla Santa Sede un plico proveniente da Casa Santa Marta, Città del Vaticano. Lo apro con immensa trepidazione e trovo una lettera personale dove il Papa ricorda di tre anni fa, luglio 2014, quando venne ad incontrare la nostra città”. Riferendosi a p. Bonaventura, Bregantini evidenzia che il Papa “ce l’ha nominato a ricordo di questo: se quell’uomo molisano io ho potuto inviarlo, io provinciale giovanissimo, in Antartide con buoni frutti, vuol dire che questa terra, il Molise, dà frutti di questo tipo. Con questa logica lui ha lodato noi e si è ricordato di questo suo gesto”. L’arcivescovo aggiunge poi che il libretto “Notizia della Compagnia di Gesù” in cui si parla dell’ordinazione sacerdotale è del 1953: “le cose che noi facciamo, i prodotti editoriali, i giornali, le riviste – nota – diventano documenti storici se noi siamo capaci di valorizzarli”.