
“Appoggeremo in tutti i modi possibili la rete che si costituirà, cercheremo di potenziarla e dare tutta la benzina necessaria per fare in modo che si diffonda sempre di più, anche nei Paesi in via di sviluppo”. Così padre Fabio Baggio, sotto-segretario della Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, commenta al Sir l’iniziativa presentata oggi a Roma: un network tra università cattoliche – ce ne sono circa 1.800 nel mondo – particolarmente impegnata sul tema delle migrazioni. Nascerà ufficialmente il 3 novembre durante il convegno internazionale “Rifugiati e migranti in un mondo globalizzato: responsabilità e risposte delle università” che si svolgerà alla Pontificia Università Gregoriana, a Roma, dal 1° al 4 novembre, con udienza privata da Papa Francesco. “Appena ci hanno proposto l’iniziativa abbiamo subito pensato: è una opportunità unica – spiega padre Baggio -. Così l’abbiamo presentata al Papa, che ha detto subito di sì, anche per i suoi trascorsi accademici. Stiamo parlando di 1.800 università cattoliche e centinaia di migliaia di studenti. Persone che verranno formate come professionisti, leader delle comunità, che domani saranno docenti o ricercatori. Poter parlare ad un mondo già selezionato di persone che vogliono dedicarsi alla cultura è una grande opportunità. Anche nei Paesi con meno risorse ma con la presenza di università cattoliche si potrà godere dei benefici di una rete e condividere risorse come docenti, ricerche e metodologie. Non dimentichiamo che l’83% dei rifugiati vive nei Paesi in via di sviluppo”. Tra le best practice previste, “permettere ai migranti di entrare maggiormente nelle università attraverso programmi di borse di studio, di sponsorship, per permettere a giovani meritevoli e volenterosi visti speciali di accesso nei Paesi che offrono queste possibilità”. La Santa Sede chiede agli atenei cattolici di sottolineare “il ruolo di ricerca e docenza delle università e il ruolo sociale. Ossia l’importanza che ogni conoscenza prodotta abbia poi un risvolto sociale e pastorale. E che non venga mai lasciata da parte la riflessione teologica”.