Lavoro

Settimana sociale: mons. Spinillo (Aversa), “la nostra è una vocazione ad edificare, non a dare una forma di sottomissione che ci annulla”

(dall’inviato a Cagliari) – “La nostra vocazione è vocazione ad edificare, non a dare una forma di sottomissione che ci annulla, ma a partecipare con libertà a creare insieme possibilità solidali di vita fraterna”. Lo ha affermato questa mattina il vescovo di Aversa, mons. Angelo Spinillo, nell’omelia durante la celebrazione che a Cagliari ha aperto la terza giornata della 48ª Settimana sociale dei cattolici italiani. Commentando le letture della liturgia e parlando della vocazione degli Apostoli, il vescovo ha evidenziato che “nel mondo l’umanità vive il dramma di chiamate che non danno speranza di libertà e che fanno pesare terribilmente il potere di condizionare la vita delle persone”. Un richiamo sollecitato da un episodio accadutogli pochi giorni fa: “Dopo aver celebrato in una parrocchia, sono stato avvicinato da un uomo che voleva condividere con me la fatica di una scelta. Mi disse: ‘Quelli che sanno che sono senza lavoro mi hanno chiamato, mi hanno offerto di lavorare facendo trasporto di caffè. Ma io ho paura che poi mi faranno trasportare altro. Cosa devo fare?’”. “Confesso – ha rivelato – che ho sentito e sento ancora in me tutta l’importanza e l’incertezza di chi non ha risposte facili e sicure, di chi crede con speranza grande ma sente il peso del bisogno impellente della persona, del fratello che ha vicino”. “Ho provato a dirgli la condivisione della sua difficoltà – ha proseguito – e ad assicurare che non lo avremmo lasciato da solo e che, almeno, si accertasse prima di rispondere”. “Non so, ora, cosa abbia deciso di fare”, ha aggiunto Spinillo, sottolineando che “siamo chiamati e spendere i nostri talenti per costruire comunità solidali, nelle quali, possiamo aggiungere, il lavoro di ciascuno non sia merce da utilizzare, ma strumento, via di condivisione del bene”. E se “l’umanità è consapevole di essere ammalata, desiderosa e cerca possibilità più ampie e più vere di vita”, secondo Spinillo, “la Chiesa deve e vuole essere una casa nuova per tutti”.