“La Riforma è stata, è e sarà in futuro un evento dello Spirito”. Lo ha detto stamattina il segretario generale della Cei, mons. Nunzio Galantino, durante il convegno “Passione per Dio. Spiritualità e teologia della Riforma a 500 anni dal suo albeggiare”, che si svolge nella Pontificia Università Lateranense, a Roma. “Si continua a sostenere che ‘Ecclesia semper reformanda numquam deformanda’ (la Chiesa è sempre da riformare mai da deformare ndr)”, ha sottolineato il presule che ha spiegato come “la croce è la nostra teologia, in quanto la Chiesa da riformare è una Chiesa crocifissa le cui piaghe siamo chiamati a riconoscere e nelle cui piaghe siamo chiamati a riconoscerci, secondo le immagini che ci propone Papa Francesco dell’ospedale da campo”. Parole che indicano una prospettiva ecclesiologica. “Vogliamo mettere a tema un’ecclesiologia della croce piuttosto che una ecclesiologia trionfalistica – ha aggiunto -, una Chiesa che non guarda alle apparenze e non intende esibirsi e confondersi con le mode mondane”. Poi, mons. Galantino ha ricordato che “sarebbe stato lo stesso Lutero a non ritenersi l’artefice della Riforma della Chiesa. Avrebbe affermato: ‘mentre io bevevo birra, Dio riformava la Chiesa’”. Il segretario della Cei ha, infine, ripercorso l’impegno della Chiesa cattolica nel dialogo con i luterani, richiamando l’esortazione apostolica “Verbum Dei”, ma anche il discorso di Benedetto XVI nel 2008 nel convento agostiniano, dove Lutero si era formato, e la presenza a Lund di Papa Francesco nell’ottobre scorso, quando è stata firmata una dichiarazione congiunta tra cattolici e luterani “con lo scopo di evidenziare gli sforzi compiuti nel tempo per superare pregiudizi vicendevoli”.