Evangelizzazione: Mazzoli (“Il Nuovo Amico”), “più che la catechesi serve per i lontani l’annuncio semplice, essenziale”

In “una città laica dove i segni religiosi rimasti non dicono più la presenza di Dio all’uomo di oggi, praticamente agnostici, perfettamente muti”, “percorrere insieme vie, piazze e luoghi del territorio potrebbe significare porre le basi di un incontro ‘vero’ che, per la maggior parte della gente, potrebbe essere il primo”. Lo afferma Raffaele Mazzoli, direttore de “Il Nuovo Amico”, nell’editoriale pubblicato sull’ultimo numero del settimanale interdiocesano di Pesaro-Fano-Urbino dedicato alla “lontana pastorale apostolica del primo annuncio”. “C’è oggi, in Italia, una pastorale di questo genere? Almeno, se ne sente la necessità?”, si chiede Mazzoli, secondo cui “una comunità ecclesiale ridotta al lumicino (le statistiche parlano chiaro: 20%) ha bisogno di spazio, di aria e di entusiasmo” e “una ordinaria pastorale di conservazione umilia la creatività, l’attualità e la potenza del Vangelo”. “In questo periodo – prosegue il direttore – molte nostre diocesi sono impegnate a sistemare più parrocchie in zone pastorali, a causa della scarsità del clero”. Ma in questo modo “non si rischia di approfondire ancora di più la distanza tra fedeli praticanti e non praticanti, docenti e discenti, clero e laici, fra credenti e non credenti?”. Secondo Mazzoli, “sembra che nella Chiesa ci sia una grande voglia inespressa di prima evangelizzazione”. “Per questo – osserva – più che la catechesi serve per quelli lontani l’annuncio semplice, essenziale, non troppo elaborato, così affilato da poter penetrare la corteccia di certa cultura ‘neo positivista’ che impedisce di accedere alla verità tutta intera, capace di liberare l’uomo dalla cattività materialistica corrente”.

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