Un incontro che ha “simbolicamente avvicinato due città distanti circa 3mila chilometri, ma unite da sfide condivise: Calais e Lampedusa”. Lo si legge in una nota congiunta, che conclude la visita sull’isola mediterranea da parte di monsignor Jean Paul Jaeger, vescovo di Arras (diocesi francese in cui si trova Calais), il cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento (diocesi in cui si trova Lampedusa) e monsignor Guerino Di Tora (presidente della Fondazione Migrantes della Cei). Assieme a loro anche monsignor Giancarlo Perego, direttore di Migrantes, padre Carlos Caetano, direttore della Pastorale dei migranti della Conferenza episcopale francese e don Ferrucio Sant, coordinatore delle Missioni cattoliche italiane in Francia. L’incontro tra le due città, note per il loro protagonismo nella storia migratoria recente, è “diventato una occasione per ricordare che l’attuale crisi migratoria non è un affare di pochi, ma riguarda tutti e l’Unione Europea in prima persona”. Infatti, “la sfida è complessa e non troverà soluzione se ci fermiamo soltanto al punto di vista locale o nazionale”, specifica la nota. Occorre piuttosto uno “uno sforzo comune e una risposta articolata su vari fronti e in varie tappe, iniziando dalla prima accoglienza fino ad arrivare all’integrazione della persona migrante nella società che la accoglie”.
Dai momenti di condivisione vissuti tra le due delegazioni è emerso “un forte richiamo a non dimenticare la cultura dell’incontro e del dialogo”. Inoltre, sono “un invito a riscoprire lo spirito di apertura, di libera circolazione che a suo tempo aveva ispirato il progetto dell’Unione Europea e che oggi purtroppo tende ad affievolirsi in vari stati membri, Italia e Francia incluse”. Al contempo i presuli hanno sottolineato lo spirito di accoglienza della gente di Lampedusa, e concludono: “Il nostro augurio comune, dopo queste giornate di incontro, è che la testimonianza di Lampedusa possa diventare una catechesi per tutte le comunità cristiane nei paesi europei, e possa ricordare a tutti l’importanza del rispetto dell’altro e la necessità di coltivare in Europa una cultura aperta, pronta al dialogo e capace di valorizzare la diversità.”.