Taranto è tra le prime diocesi italiane ad aver concluso in tempi record un caso di nullità matrimoniale con la riforma del “processo brevior”, voluta da papa Francesco. Il libello è stato consegnato il 5 dicembre 2015 ed in meno di cinque mesi il Tribunale ecclesiastico regionale aveva finito il suo lavoro. “Il 5 maggio scorso – spiega monsignor Paolo Oliva, vicario giudiziale aggiunto del Tribunale ecclesiastico regionale pugliese – il nostro arcivescovo, monsignor Filippo Santoro, ha notificato alle parti la sentenza di nullità, ricevendo la coppia in episcopio. Aveva ottenuto tutta la documentazione a fine marzo, emettendo la sentenza finale il 3 maggio, per poi notificarla, appunto, due giorni dopo. I richiedenti nullità erano stati ascoltati in un’unica sessione il 24 febbraio, così come i testimoni. Questo ha permesso di pubblicare gli atti due giorni dopo e sveltire la procedura”. Una celerità che “non compromette le garanzie che l’iter sia fatto in coscienza, come si deve. Piuttosto è un modo per dimostrare prossimità – prosegue monsignor Oliva – a chi è coinvolto in vicende tanto dolorose”. Nel processo brevior grande responsabilità rivestono i parroci, perché il primo screening viene fatto appunto dai sacerdoti delle chiese a cui le parti si rivolgono. “Ecco perché come diocesi stiamo puntando sulla formazione e abbiamo tenuto una sessione del corso di formazione permanente del clero proprio sulle nuove procedure. Nella maggior parte dei casi- conclude monsignor Oliva – le persone che chiedono la nullità arrivano nella loro parrocchia di riferimento perché risposate civilmente e desiderose di accostarsi nuovamente ai sacramenti. È un’esigenza spirituale che li muove e il prete che li accoglie non può trovarsi impreparato ma valutare caso per caso”.