La Commissione esecutiva della Conferenza episcopale argentina si è pronunciata ieri sull’indagine penale che coinvolge il Monastero di Suore Carmelitane di Nogoya (provincia di Entre Rios ) e che viene portata avanti sulla base delle accuse di privazione illegale della libertà e torture mosse da una pubblicazione giornalistica digitale che avrebbe ricevuto la testimonianza di due ex religiose del convento.
“In primo luogo, vorremmo mettere in chiaro che la Chiesa Cattolica non cerca nessun privilegio di fronte alla legittima azione dello Stato nell’inchiesta e punizione dei delitti che possano essere stati commessi in qualsiasi ambito. Se effettivamente fossero stati commessi crimini, la Chiesa è la prima interessata a che giustizia sia fatta”, hanno affermato i vescovi nel comunicato reso noto ieri. “Quel che ci ha colpito è stata la modalità di azione delle autorità coinvolte – hanno aggiunto i presuli sul raid realizzato lo scorso 25 agosto -. È stato il modo di agire a offendere la considerazione che merita una casa di preghiera legalmente costituita e il sentimento religioso della comunità cattolica”. I vescovi hanno inoltre rinnovato la stima e l’alta considerazione che hanno della vita contemplativa delle suore di clausura : “I monasteri – hanno affermato – sono luoghi di preghiera e di pace che fanno del grande bene sia alla Chiesa sia alla stessa società”. A conclusione del comunicato, i presuli hanno auspicato che la Giustizia si possa pronunciare presto e che lo faccia “nel rispetto delle leggi in vigore e della libertà religiosa delle persone e della propria Chiesa”.