“Ad Aleppo, città simbolo della convivenza, perla rara di una storia millenaria, fatta di rapporti antichi e di rispetto fra cristiani e musulmani, città che ha conosciuto anche la presenza ebraica, oggi si muore nella parte occidentale come in quella orientale, per le bombe, i missili, la fame e la sete, e soprattutto l’ignavia di chi, potendo, non ha voluto ascoltare il grido degli innocenti e gli appelli perché Aleppo fosse risparmiata”. Lo ha affermato ieri don Marco Gnavi, parroco della basilica di Santa Maria in Trastevere a Roma, durante la celebrazione eucaristica con la quale la Comunità di Sant’Egidio ha invitato a pregare per la pace e la salvezza di Aleppo. Ad affollare le navate della basilica, dove sono risuonate la melodia di un antico inno siriano dedicato a Maria e le parole del Padre Nostro in arabo, c’erano anche numerosi cristiani siriani originari di Aleppo, Homs e Damasco, arrivati in Italia nei mesi scorsi con i corridoi umanitari, organizzati da Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese evangeliche, Chiese valdesi e metodiste. “Celebriamo la festa dell’Assunzione di Maria con il cuore inquieto e trepidante – ha detto Gnavi – e insieme alle sorelle e ai fratelli siriani, qui in mezzo a noi, volgiamo lo sguardo a Maria, implorando per la città di Aleppo e per tutta la Siria la salvezza e la pace”. Per il parroco, “non possiamo rassegnarci innanzi al grido sofferente di Aleppo e preghiamo perché il Signore scuota le coscienze dei popoli, dei governanti, dei credenti e sia rotto – ha concluso – l’assedio di morte che uccide Aleppo e i suoi figli”.