Turchia: la testimonianza di una coppia di coniugi italiani sul “golpe fallito”

“In alcuni momenti avremmo voluto essere lontani da qui, da tutto quello che stava accadendo, ma al tempo stesso non potevamo pensarci in un altro posto che non fosse questo”. Così Roberto e Gabriella Ugolini, originari di Firenze, da tanti anni in Turchia, in una lettera che periodicamente inviano ai loro amici raccontano l’”altalena di sentimenti” che ha caratterizzato le ore del “golpe” di metà luglio. “Quando è successo tutto quello che è successo, ci siamo sentiti un po’ lontani”, rivelano. “Niente aerei, autobus, confini chiusi, coprifuoco. Anche pensare dove poter andare, se le cose si fossero messe al peggio, per una non improbabile guerra civile, tutto impossibile”. In quelle ore, riferiscono, “per avere notizie saltiamo dai canali tv turchi a Rai News 24. Le notizie sono confuse, talvolta contraddittorie, le immagini che ci arrivano fanno impressione”. “Vedere luoghi che conosciamo bene – ammettono – come Istanbul, Ankara, con i carri armati per strade che anche noi abbiamo percorso, i ponti sul Bosforo bloccati e con lunghissime code di auto ferme, il rumore degli spari, soldati con le mani alzate in segno di resa, il fragore degli aerei che sorvolano le città a bassa quota, tutto questo fa male”. Nella mente si accavallano le domande: “Se le cose cambieranno radicalmente chi saranno i nostri prossimi interlocutori? Potremo restare, dovremo andare via?”. E poi: “Gli amici che abbiamo sparsi un po’ ovunque in questa nazione come staranno? Che ne sarà dei profughi che conosciamo?”. “Già dalla mattina seguente, tutto è incredibilmente diverso. I casi sono due: o la città non ha memoria o ci siamo immaginati tutto come in un incubo”, raccontano. La vita sembra ripresa come se nulla fosse successo. “L’unica nota ‘politica’: un nutrito gruppo di donne di tutte le età che in una delle piazze principali sventolano le bandiere turche e cantano inneggiando alla vittoria”. E ancora oggi “ogni sera in tutte le città della Turchia, secondo il desiderio del Presidente, folle di cittadini si radunano nelle piazze più importanti e cantano, dormono, vi restano fino al mattino. Comuni cittadini che vegliano sulla ‘sicurezza’ della nazione”.

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