Sono 4,6 milioni le famiglie italiane con figli a carico che ricevono assegni familiari e ottengono in media 1.155 euro l’anno. I dati, relativi al 2013, sono stati presentati dal presidente dell’Istat, Giorgio Alleva, nel corso di un’audizione alla commissione Finanze del Senato sul ddl Lepri, che mira a potenziare le misure fiscali a sostegno della famiglia. I nuclei nella classe più bassa di reddito “continuano a essere in posizione di svantaggio, anche se aumenta il numero di minori”, ha osservato Alleva. Nel primo quinto di reddito, il più povero, circa una famiglia su due con almeno tre minori percepisce gli assegni familiari, a fronte dell’80% di nuclei appartenenti al secondo e terzo quinto di reddito. Inoltre, per queste famiglie l’importo medio degli assegni familiari è più basso nel primo quinto (3.088 euro annui) rispetto al secondo (3.509 ). L’Istat sottolinea che l’incidenza degli assegni familiari è superiore per le famiglie che contano prevalentemente su redditi da lavoro dipendente (53,1%), per le famiglie più numerose e per le famiglie con minori (il 58,8% delle coppie con minori e il 42,6% dei monogenitori con minori), con un andamento crescente all’aumentare del numero dei minori – fino ad arrivare al 64,5% delle famiglie con almeno tre minori. All’opposto solo il 18,7% delle famiglie con tutti i figli maggiorenni percepisce assegni familiari. Gli assegni familiari sono attualmente percepiti anche da famiglie a basso reddito che non hanno minori a carico: si tratta di circa 1,5 milioni di famiglie. Nel quinto più povero della popolazione sono il 28,6% delle famiglie a beneficiare delle detrazioni per un importo medio di circa 1.120 euro l’anno che incide per il 5,5% sul reddito familiare. L’Istat spiega che, rispetto alle detrazioni Irpef per i figli, gli assegni familiari sono più concentrati sulle fasce meno abbienti della popolazione. Più della metà del beneficio totale è destinata a famiglie che vivono nei due quinti più poveri e soltanto il 7% risulta attribuito a famiglie del quinto più ricco. Circa il 60% del beneficio totale, infatti, è percepito da famiglie povere o quasi povere (redditi fino al 150% della linea di povertà), mentre il restante 40% si distribuisce tra le altre famiglie.