Nella sua analisi del voto amministrativo del 5 e 19 giugno scorso, dalle colonne de “La Civiltà Cattolica” padre Francesco Occhetta sottolinea “l’isolamento del Pd”, e fa notare che “la destra moderata e la sinistra sono sembrate, invece che antagoniste, alleate nella gestione dei programmi, con la conseguenza che in molte parti del Paese non arrivano a contare il 50% dei consensi. La Lega o le destre con pulsioni antieuropee e di chiusura sull’immigrazione attraggono il voto degli antieuropeisti, mentre il M5S è riuscito a inserirsi in un’area incolore che richiama i dispersi e i delusi”. Guardando a Milano, per p. Occhetta il “confronto bipolare” cui si è assistito accredita la città a essere “una città europea e un modello possibile di democrazia europea con due poli alternativi e antagonisti, in cui uno ha obbligato l’altro alla qualità della propria proposta”. Nel sottolineare che “le amministrazioni comunali non potranno esimersi dal costruire, insieme alle politiche locali, anche quelle globali”, il gesuita fa notare che “in campagna elettorale si è discusso troppo poco della criminalità organizzata, della corruzione e dell’eccessiva burocratizzazione che condizionano la vita sociale di molte città. È per questo che il buon governo della città si costruisce al di là delle appartenenze politiche e attraverso la responsabilità dei cittadini”. Il voto “liquido” che ha prevalso senza appartenenza politica e progettualità “sarà pronto a cambiare presto opinione, se quello che è stato promesso non sarà mantenuto”. Amministrare, infatti, “non significa solamente risolvere bene i problemi aperti, come il traffico, la sicurezza, i servizi sociali: occorre avere un’idea politica di sviluppo di città”. Per questo, conclude, “un ceto politico all’altezza dei propri compiti dovrebbe con urgenza chiedersi cosa significa formare la classe dirigente di oggi e di domani”.