Brexit: “La Civiltà Cattolica”, “ha prevalso la paura del futuro. Ora abbiamo bisogno di più Europa”

“Il Regno Unito ha sempre avuto un posto a sé stante nell’Europa. Lungo tutta l’avventura europea, sin dal 1973, Londra ha cercato delle eccezioni, sui contributi sociali, sull’immigrazione, sulla moneta rifiutando l’euro, sulla libera circolazione rifiutando il trattato di Schengen, e così via. La sua visione liberale dell’economia non appariva pienamente coerente con una visione più solidale delle altre società del continente”. È quanto si legge nell’articolo intitolato semplicemente “Brexit” che apre il nuovo numero de “La Civiltà Cattolica”, datato 23 luglio. La rivista dei Gesuiti aveva ultimamente dedicato un altro, ampio articolo in vista del referendum britannico del 23 giugno (F. de la Iglesia Viguiristi, Il referendum su “Brexit”, II, 2016, pp. 342-355). “Il malcontento contro Bruxelles non cessava mai di crescere – vi si osserva –. David Cameron ha pensato che ottenere nuove concessioni avrebbe portato a un ‘sì’ definitivo per l’Unione europea. Ponendo la questione in un momento politico così difficile tra immigrazione, terrorismo e globalizzazione, quando la ripresa del nazionalismo è dovunque potente, ha corso un grosso rischio. E ha perso la scommessa”. La rivista analizza le cause remote del voto e le possibili ragioni della vittoria del “leave” e fra l’altro aggiunge: “Si ha l’impressione che abbia prevalso una certa paura del futuro: la paura di essere declassati”, di “perdersi in casa tra gli stranieri”. Il referendum “ha rivelato una crisi generazionale che, di certo, Brexit non potrà risolvere”.

L’analisi dei Gesuiti prosegue così: “I prossimi mesi sono pieni di incognite. Ciò non impedisce che, essendosi consumata la separazione, possano essere trovati accordi per fare del Regno Unito un alleato privilegiato”. Inoltre “per l’Unione europea, Brexit è stato come un fulmine a ciel sereno, un serio richiamo a un esame di coscienza sui problemi posti dagli euroscettici dei 28 Paesi. Altri Paesi potrebbero essere tentati di seguire la scelta del Regno Unito. Si impone una nuova politica: non c’è altro sbocco”. “Abbiamo bisogno di più Europa, mettendo in comune le legislazioni economiche e fiscali, le politiche bancarie sulla gestione del debito. Le decisioni devono essere prese rapidamente insieme su temi delicati come l’immigrazione. Ma dobbiamo nello stesso tempo avere più democrazia, e quindi dare maggiore potere al Parlamento europeo. Queste nuove politiche saranno un banco di prova per l’Unione Europea di oggi”.

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