
“Siamo in una stagione completamente nuova! Sinteticamente si potrebbe dire che l’Amoris laetitia suggerisce di andare oltre una stretta pastorale del vincolo, a favore di un atteggiamento di missione, di uscita, di prossimità verso ogni periferia esistenziale”. Così don Paolo Gentili, direttore dell’Ufficio per la pastorale della famiglia della Cei, sintetizza al Sir le nuove sfide che attendono la pastorale familiare, dopo la recente pubblicazione dell’Esortazione apostolica post-sinodale. “Occorre uno sguardo nuovo sulle famiglie – afferma il direttore dell’Ufficio Cei -. Il sogno da realizzare è ‘una Chiesa attenta al bene che lo Spirito sparge in mezzo alla fragilità’ (Amoris laetitia n.308). Una Chiesa, quindi, che si pone davanti alle fragilità con un atteggiamento totalmente nuovo, radicalmente evangelico, di accompagnamento, discernimento e integrazione”. Si tratta, spiega ancora, di “un approccio nuovo che deve tradursi in scelte concrete nelle nostre comunità. Si tratta di dare carne a quella ‘legge della gradualità’, già evocata da san Giovanni Paolo II nella Familiaris Consortio, ma che è ancora tutta da costruire. La grande sfida consiste nel saper scorgere anche i germi di bene presenti nel cuore di ogni uomo”. Papa Francesco, ricorda don Gentili, “visitando la città di Prato (127 etnie diverse), poco prima di aprire il Convegno di Firenze, sottolineava che ‘per un discepolo di Gesù nessun vicino può diventare lontano. Anzi non esistono lontani che siano troppo distanti, ma soltanto prossimi da raggiungere’. Capisco che non sia facile e che ci sia ancora qualche diffidenza. Ma è il momento storico a chiedere questo cambio di passo. Come vivere la prossimità con i conviventi, le coppie di fatto, e anche verso chi non pensa di costruire un vincolo? Sono tante e diverse le situazioni con cui confrontarsi quotidianamente. Per questo serve più preparazione negli operatori pastorali. E serve anche un atteggiamento di maggiore accoglienza per annunciare il matrimonio come una grazia liberante e non come una gabbia”.