“La criminalizzazione dei marittimi rappresenta una grave preoccupazione, dato che in particolare negli ultimi anni un certo numero di attività marittime, una volta considerate legali, sono state criminalizzate, specialmente per quel che riguarda incidenti quali i naufragi, l’inquinamento”. Lo affermano il cardinale Antonio Maria Vegliò e monsignor Joseph Kalathiparambil, rispettivamente presidente e segretario del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti, in occasione della Domenica del mare che si celebrerà il 10 luglio. Secondo Vegliò e Kalathiparambil sono minacciati “l’integrità fisica” e il “benessere psicologico” dei marittimi mentre la loro vita familiare “è in pericolo perché i loro contratti li costringono ad essere lontani dalla famiglia e dagli amici per diversi mesi e, spesso, per anni di fila”. Inoltre, “la dignità umana e professionale dei marittimi è minacciata quando sono sfruttati a motivo delle lunghe ore di lavoro e del fatto che la corresponsione dei loro salari viene ritardata di mesi o, nel caso di abbandono, quando non sono pagati affatto”. “Come Apostolato del Mare siamo a fianco dei marittimi per ripetere che i loro diritti umani e professionali devono essere rispettati e protetti” e, per questo, fanno “appello a Governi e autorità marittime competenti affinché rafforzino l’applicazione della Convenzione sul lavoro marittimo dell’Oil per salvaguardare stato di salute e benessere” dei marittimi. “Esprimiamo la nostra gratitudine ai marittimi per il loro lavoro e – concludono – li affidiamo, assieme alle loro famiglie, alla materna protezione di Maria, Stella Maris”.