Fine vita

Morte di Max Fanelli: Gambino (Scienza & Vita), “irriguardoso usare le sua memoria per pretese meramente ideologiche”

“Addolora la morte di Max Fanelli, giunta dopo molti anni di malattia in cui la Sla lo aveva piegato ma mai spezzato. Per questo riteniamo irriguardoso usare la sua memoria per portare avanti pretese meramente ideologiche sull’eutanasia anziché discutere seriamente su una buona legge sul fine vita”, dichiara al Sir Alberto Gambino, presidente nazionale dell’associazione Scienza & Vita e prorettore dell’Università Europea di Roma. “Stiamo assistendo a un tentativo di strumentalizzazione che non dovrebbe trovare radici – continua Gambino – e che potrebbe inopinatamente dare la stura a una legislazione emozionale, a fronte della possibilità di instaurare un dialogo aperto e un confronto costruttivo su un tema che parte, prima di tutto, dalla nozione di dignità di persona”. Il presidente di Scienza & Vita è netto: “Questo vorremmo fosse chiaro: che la vita di Max Fanelli, e quella di tutte le persone che si trovano ad affrontare una malattia fortemente invalidante o una disabilità gravissima, non aveva perso dignità o valore”. “Infine – conclude Alberto Gambino -, parlando di Sla, sarebbe più rispettoso di Fanelli e degli altri malati chiedere maggiori finanziamenti per la ricerca scientifica, così da trovare terapie che possano intervenire efficacemente sulla malattia, invece di reclamare una legge eutanasica che vuole eliminare anzitempo il malato”.