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Femminicidio: Cescon (Il Popolo – Pordenone), “non si uccide per amore ma solo per odio incontrollato”

“La soppressione di una donna nient’altro è che un capovolgimento dell’amore. Non si uccide per amore ma solo per odio incontrollato”. Lo scrive Bruno Cescon, direttore de “Il Popolo”, nell’editoriale pubblicato sull’ultimo numero del settimanale della diocesi di Concordia-Pordenone. Secondo Cescon, “il più grande dono – esistere – che viene da mamma, risulta persino un verbo fondamentale per la nostra lingua”. “Mia mamma – prosegue – mi ha elargito un regalo inestimabile: la vita. Mi ha donato il mio ’è’ originale, persino diverso da quello di mamma e papà, di un fratello, di una sorella”. “In quell’è – sottolinea il direttore – sta racchiusa l’esistenza, la mia esistenza, il mio stare al mondo”. Ricordando il numero di femminicidi – “lo scorso anno in Italia sono stati 128, uno ogni tre giorni, per mano del proprio compagno o ex. Nei primi mesi del 2016 siamo già a 58” – Cescon si chiede: “Ma non siamo la civiltà che ha superato i tabù del Medioevo?”. “Non si dà civiltà, modernità, progresso – sottolinea – se una parte del genere umano, quella maschile, è ancora impegnata ad odiare, sopprimere, fino ad alienare e annullare quell’è che parla e cresce le nuove creature sulla terra. Quell’è che ha un ruolo creatore nel donare la vita”. Per Cescon, “sottomessa, violentata, ridotta a incubatrice, schiava la donna è divenuta misura dell’inciviltà europea”. “Inciviltà capace persino di rovesciare un valore, che è luminosamente e precipuamente femminile, la bellezza”, aggiunge, ma anche “inciviltà capace di stravolgere il suo fascino, la sua enigmatica comunicazione per assumerla stupidamente come tentazione, come occasione per sopprimere, insieme alla di lei bellezza, quello stesso è dell’esistenza della compagna o ex compagna”. Secondo il direttore, “non siamo più capaci di educare un ‘maschio’ ad amare la vita di quella persona che si avvicina a noi per esprimerci amore e vita. Significa che allora non coltiviamo con la dovuta esperienza di un buon agricoltore la vita di tutti. Dei maschi compresi”.