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Parrocchie aperte: don Bolognesi (Sant’Apollinare in Russi – Ravenna), “Quello del Papa è un invito bello e chiaro”
Parrocchie aperte: don D’Angelo (Teramo), “porte aperte” e “parroco sempre reperibile”
Parrocchie aperte: don Magro (Sacra Famiglia-Siracusa), “una risposta a tutti pure nelle difficoltà”
Parrocchie aperte: don Palmieri (Chieti scalo), “esortazione a non aver paura di delegare”
Parrocchie aperte: don Marino (Santa Famiglia-Taranto), “creare una comunità che serva se stessa”
Parrocchie aperte: don Galbiati (Barzio-Milano), “si cerca di essere il più possibile disponibili per incontrare le persone”
Parrocchie aperte: don De Checchi (Piove di Sacco-Padova), “richiesta una conversione comunitaria e valorizzare i laici”
Parrocchie aperte: don Gallina (Santa Tecla di Carlentini), “apriamo fino a notte, i fedeli hanno bisogno di noi”
Parrocchie aperte: don Mergola (Santi Apostoli Pietro e Paolo-Torino), “obiettivo non è portare persone in chiesa, ma suscitare curiosità e desiderio di incontrare Gesù”
Parrocchie aperte: don Moser (Trento-Bolzano), “il bisogno di spiritualità è enorme”
Parrocchie aperte: don Gabrieli (Mendicino), “reperibili alle istanze dei fedeli”
Parrocchie aperte: don Reveruzzi (S. Maria Annunziata-Rimini), “se non ci si apre c’è il rischio di parlarci addosso. La chiusura crea tensione”
Parrocchie aperte: don D’Antoni (Maria Madre della Chiesa), accogliere “è il nostro dovere da cristiani e da sacerdoti”
Parrocchie aperte: don Grillo (Scala Coeli-Rossano), “un sacerdote non può essere legato al tempo”
Parrocchie aperte: don Fanfarillo (Alatri), “stimolo ad essere sempre più disponibili verso le persone”
Parrocchie aperte: don Foschi (Sant’Egidio – Cesena-Sarsina), “Farsi carico delle esigenze di chi ha bisogno”
Parrocchie aperte: don Forconi (Santa Croce – Macerata), “Stiamo cercando di venire incontro a tutte le necessità”
Parrocchie aperte: don De Stasio (Missioni cattoliche italiane in Svizzera), “accoglienza e disponibilità vissute non solo faccia a faccia”
Parrocchie aperte: don Fratellanza (S. Maria della Rotonda – Napoli), “Francesco le vuole luoghi di accoglienza per tutti”
Parrocchie aperte: don Cerruto (Pozzallo – Noto), “coincidenza fra società civile e comunità cristiana”
Parrocchie aperte: don Campino (SS Salvatore – Palermo), “il miracolo dell’adorazione eucaristica perpetua”
Parrocchie aperte: don Furlan (Spercenigo – Treviso), “Nella stanza della misericordia può entrare chiunque”
Parrocchie aperte: don Battisti (Vico nel Lazio – Anagni), “richiamo alla nostra responsabilità”
Parrocchie aperte: don Magnano (S. Maria Maggiore – Savona), “d’estate chiesa aperta anche la sera per i turisti”
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Parrocchie aperte: don Gonzalez Valdes (San Pier Damiano – Ravenna), “essere ponti e formare reti tra le persone”
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Parrocchie aperte: don Sbarbada (Castro dei Volsci – Frosinone), “I fedeli cercano il sacerdote per essere ascoltati”
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Per poter ambire ad avere chiese sempre aperte e a disposizione della gente, “chiave e motore è la comunione della comunità parrocchiale”. Così la pensa don Giuseppe Marino, 32 anni, vice parroco nella diocesi di Taranto. La chiesa di cui si occupa, intitolata alla Santa Famiglia, si trova nel quartiere Salinella, periferia fisica ed esistenziale del capoluogo. “Le parole del Papa – afferma – interrogano nel profondo. Noi ad esempio abbiamo una comunità viva, che cammina ed è pronta a spendersi anche di più. Intorno ad essa ci sono invece persone che considerano la parrocchia solo come ufficio, in cui sbrigare pratiche per matrimoni e battesimi. Il Concilio Vaticano II dice che il prete è colui che custodisce la comunione della comunità cristiana. Di conseguenza il ruolo del presbitero non è quello dell’impiegato. L’ideale sarebbe creare una comunità che serva se stessa, in cui ci sia una collaborazione fattiva tra sacerdoti, diaconi e laici, per un’accoglienza costante e continua. Da noi in parrocchia, laici che prestino servizio in ufficio, non ce ne sono”. Il compito, spiega don Marino, viene diviso in tre: due preti ed un diacono. La condizione perfetta sarebbe che noi fossimo fuori tra la gente ed i laici si occupassero dell’accoglienza. Ognuno nella comunità dovrebbe avere un ruolo di servizio che sia specchio della sua vocazione. Stiamo lavorando tutti insieme per raggiungere questo obiettivo”.