(Dire-Sir) – Le reti di scuole coinvolte hanno scelto come elementi principali su cui intervenire la riduzione della disaffezione scolastica, delle ripetenze e il miglioramento delle competenze di base in italiano e matematica. Per rilevare il miglioramento raggiunto nei percorsi formativi sono stati scelti quindi indicatori quantitativi, come la percentuale di assenza, il passaggio alla classe successiva, la votazione curricolare in italiano e in matematica. I miglioramenti più evidenti si sono verificati sul versante della frequenza scolastica. Il 94,5% degli studenti monitorati, infatti, non ha interrotto la frequenza scolastica e l’88,1% è passato alla classe successiva, rilevando una forte riduzione del rischio di abbandono scolastico dei ragazzi che hanno partecipato ai percorsi. Hanno mostrato minor successo gli indicatori relativi alla valutazione nelle varie discipline; all’ultimo posto quelli riguardanti il coinvolgimento delle famiglie. Se gli interventi hanno contribuito al raggiungimento, nelle scuole monitorate, dell’obiettivo europeo di ridurre il tasso di abbandono scolastico precoce sotto il 10%, è evidente la difficoltà a intervenire con successo sul miglioramento delle competenze di base degli studenti.
Un dato, questo, che nel tempo inciderà inevitabilmente sul conseguimento di uno dei parametri previsti dalla Commissione Europea per il settore Istruzione, ossia l’aumento al 40% della soglia dei giovani 30-34enni in possesso di un titolo universitario. Per innalzare questa quota percentuale sarà dunque necessario intervenire con azioni specifiche sul sistema della scuola primaria e secondaria, oltre che sulla qualità dell’istruzione superiore. Il ”Rapporto di monitoraggio e analisi dei prototipi di intervento territoriale” è stato curato da Patrizia Lotti e Valentina Pedani dell’Indire. Durante l’incontro sono stati presentati anche i risultati della ricerca Indire su “Competenze digitali di studenti e docenti delle Regioni del Sud”, già illustrati alle Università di Udine e di Padova. L’indagine ha coinvolto 9.508 studenti e 7.732 docenti degli Istituti Scolastici di ogni ordine e grado delle regioni Campania, Calabria, Puglia e Sicilia. Lo studio è stato curato dai ricercatori Annalisa Buffardi, Samuele Calzone, Claudia Chellini e Gabriella Taddeo. (www.dire.it)