Università: Ornaghi, “allargare la ragione” e riscoprire l’umanesimo

“Ratzinger è uno dei più grandi interpreti del pensiero e della cultura occidentale”. Ne è convinto Lorenzo Ornaghi, già rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e già ministro dei Beni e delle attività culturali, intervenuto ieri sera al terzo incontro promosso dalla Biblioteca Ratzinger al Campo Santo Teutonico in Vaticano, sul tema: “Università senza umanistica? Gli impulsi di Joseph Ratzinger/Benedetto XVI”. “Luogo di produzione della ricerca scientifica, cioè di autentica cultura”: questa l’idea di università di Ratzinger, preoccupato che “la ragione si rinserri in una scienza, o più spesso in una pseudo-scienza, che si occupa solo di ciò che è quantificabile, misurabile, che si rannicchi in una forma di pseudo-scienza che viene soppesata e valutata in base alla sua reale o pretesa utilità sociale”. “Se vogliamo invece bloccare il rischio di declino del pensiero e della cultura occidentali, bisogna allargare la ragione, perché la ragione allargandosi riesce ad abbracciare l’intera, complessa realtà, non un suo frammento”, ha sintetizzato Ornaghi illustrando il percorso del Papa teologo.
“Allargandosi la ragione incontra la fede, che costituisce la migliore garanzia dell’unità del sapere ed è la premessa indispensabile dell’umanesimo. Solo promuovendo questa fondamentale unità del conoscere dell’uomo, noi riusciamo – ha affermato Ornaghi – a cogliere fino in fondo non solo la ricchezza, ma anche l’attualità dell’umanesimo. Se l’umanesimo scomparisse dall’orizzonte della ricerca scientifica, la ricerca davvero si immiserirebbe, riducendosi soltanto a ciò che è misurabile o che si ritiene socialmente utile. Se la cultura dell’Europa disseccasse le sue radici umanistiche, questa cultura sarebbe sempre più incapace nell’interpretare le tendenze di fondo delle trasformazioni in atto e nel cercare di orientarle, sarebbe soltanto succube, e persone singole, grandi collettività, popoli anziché protagonisti della storia, soggetti rilevanti del divenire storico, diventerebbero soltanto oggetti o comprimari del tutto irrilevanti”.

 

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