“No” alla duplice tentazione del pelagianesimo e dello gnosticismo, che “ritarda o addirittura impedisce il realizzarsi di un umanesimo per il nostro tempo”. A rilanciare il monito di Papa Francesco al Convegno ecclesiale di Firenze è stato questa sera ad Ancona monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, intervenuto alla IV edizione de “Le giornate dell’anima”. Si tratta di eresie “ormai vinte a livello dogmatico, ma tuttora insidiose a livello pratico”. La prima, secondo la quale “l’uomo è capace, da solo, di compiere il bene”, conduce ad un “atteggiamento rigorista” e ad un “irrigidimento della vita ecclesiale”. Così, ha avvertito Galantino, “potremmo dare troppo valore alle strutture, a scapito delle persone; alle apparenze e a pratiche precostituite, a scapito della fedeltà a Dio e ai fratelli; potremmo diventare severi e poco indulgenti” e “incapaci di rinnovarci”. Lo gnosticismo, invece, con la sua “sfiducia nell’umano e nel carnale” e “la conoscenza quale via maestra per la salvezza”, può condurre a quel “soggettivismo” che il Papa “addita come terribile insidia alla fede cristiana e come deviazione dalla logica del Vangelo”. Un soggettivismo che può portarci “a non accostarci all’altro e alla concretezza della sua vita e dei suoi problemi, per tenerci lontani da lui o presentargli un annuncio di salvezza disincarnato, astratto, fondato su un rapporto intimo con Dio, ma non mediato dal legame fraterno”. Un modo di pensare che “fa perdere ‘la tenerezza della carne del fratello’ e non sa condurre ‘la Parola alla realtà’” mentre “la fede cristiana ha una sua forma specifica di trascendenza, che non perde l’ancoraggio all’incarnazione di Gesù e la fedeltà alla terra della gente”.