In occidente il 90% dei bambini malati di cancro guarisce; nei Paesi in via di sviluppo è condannato a morire. Parte da qui il dibattito nell’Aula nuova del Sinodo nell’ambito della conferenza internazionale sulla medicina rigenerativa, in corso fino al 30 aprile su “Cellular Horizons. How Science, Technology, Information and Communication Will Impact Society”. Padre Kevin T. Fitzgerald, professore di etica e cura della salute alla Georgetown University, parla della povertà e della difficoltà di accesso alle cure anticancro per i bambini dell’India. “Clinica, genomica, genetica, informatica aggrediscono le cause della malattia preservando i tessuti sani e accelerando la guarigione” ma si tratta di processi che richiedono “una sinergia mondiale” tra istituzioni dei diversi paesi. “Spronati dalla medicina di precisione possiamo sviluppare trattamenti che rafforzeranno l’interazione tra diverse culture e diversi popoli, ma per combattere il cancro pediatrico occorre un dialogo internazionale perché coinvolgere la comunità mondiale aumenta le chance di superare gli ostacoli politici e culturali”. “Occorre capire il modo migliore per farlo”. Per p. Fitzgerald, la Chiesa cattolica, “che gestisce buona parte delle strutture sanitarie nel mondo, può offrire un importante contributo a questa collaborazione per far sì che il 90% dei bambini che nelle aree più povere oggi muore, possa sopravvivere, e per continuare ad aiutare anche quelli che non possiamo salvare occupandoci di loro fino alla fine della vita”.