Monsignor Galantino: l’eros non è per i “collezionisti dell’attimo” o gli “analfabeti di ritorno dell’amore”

L’eros non è una “fragile bussola di sentimenti autoreferenziali”, ad uso e consumo di “collezionisti dell’attimo”. A spiegarlo è monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, in un articolo pubblicato sul “Sole 24 Ore” di ieri. “La cultura greca non ama distinguere tra la spinta/passione ad amare e il dio che incarna e simboleggia questa spinta/passione: entrambi sono Eros”, ricorda Galantino, stigmatizzando il fatto che “i dizionari sembrano orientati preferibilmente a ricondurre l’ eros all’ amore sessuale, probabilmente per la carica passionale che l’ accompagna”. Sulla scorta di quanto scrive Ferraris – che a sua volta cita Foucault (La volontà di sapere) – Galantino sottolinea che la “grande attenzione al sesso sviluppatasi nel Novecento è un “movimento di asservimento volontario”, piuttosto che un movimento di liberazione. Per Bauman, infatti, “il sesso, l’ erotismo e l’ amore sono sottilmente collegati e non possono esistere l’ uno senza l’ altro”, mentre “la società liquida ha purtroppo indebolito questi legami contribuendo a creare dei ‘collezionisti di attimi’, che generalmente sono anche i loro più efficaci consumatori”. Nella “pericolosa deriva” rappresentata dalla “cultura liquida della sessualità”, dalla quale lo stesso Bauman mette in guardia, “i collezionisti di attimi restano legati a rapporti da rinegoziare sempre, sempre in bilico nel loro status”. Per Galantino, “interessante” in questo senso è “il dialogo a distanza intessuto da Benedetto XVI con Nietzsche nell’Enciclica Deus caritas est”, in cui il filosofo tedesco accusa la Chiesa di aver “dato da bere del veleno all’ eros”. “Ma è veramente così?”, si domanda il papa emerito: “il cristianesimo ha davvero distrutto l’ eros?”. “Agli analfabeti di ritorno dell’ amore – il commento di Galantino – Benedetto rivolge l’ invito a riprendere il dibattito di chiaro sapore antropologico sul rapporto tra amore e desiderio, con l’ obiettivo di liberare un amore pericolosamente schiacciato sul desiderio e sulle pulsioni e di recuperare il legame tra eros e trascendenza”. Solo riconducendo la riflessione sull’ eros “nell’ unico orizzonte ragionevole”, quello “difficile e delicato dell’ antropologia” – conclude il segretario generale della Cei – “è possibile identificare gli amari frutti appesi all’ albero di un eros spesso trasformato in fragile bussola di sentimenti autoreferenziali”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Chiesa

Informativa sulla Privacy