L’urgenza di una legge-quadro nazionale sui caregiver familiari, ossia quelle figure “invisibili” ma indispensabili che si prendono cura di familiari non autosufficienti: malati gravi, disabili, anziani, tossicodipendenti, etilisti. Secondo l’Istat si tratta di un esercito di più di 3 milioni di persone; il Censis, nel suo rapporto sulla non autosufficienza del 2012, parla di oltre 4 milioni di persone assistite, nel 70% dei casi, dai familiari. Di questo si sta parlando questa mattina a Roma, a Palazzo Montecitorio, al convegno “Riconoscimento di ruolo e valorizzazione del caregiver familiare”, promosso dalla cooperativa “Anziani e non solo” di Carpi (Modena) e da Carer (associazione Caregiver Emilia Romagna), che hanno invitato i primi firmatari e i rappresentanti delle associazioni europee di caregiver (Eurocarers) e delle famiglie (Coface). Sono due i testi i disegni di legge depositati, rispettivamente, alla Camera (pdl 3527) e al Senato (ddl 2266), elaborati in base all’esperienza degli annuali “Caregiver Day” realizzati dal 2011 a Carpi proprio da “Anziani e non solo”, e sul modello della legge regionale vigente da due anni in Emilia-Romagna, prima – e finora unica – regione a darsi una normativa che riconosca l’attività di cura e di assistenza dei familiari. Un esempio, quello emiliano-romagnolo, ha spiegato Lalla Golfarelli, presidente Carer, che oltre al Parlamento nazionale sta ispirando anche alcune assemblee regionali: infatti sono almeno sei – Abruzzo, Campania, Lazio, Marche, Piemonte e Sardegna – quelle dove è stata presentata una proposta di legge sulla figura del caregiver, con finalità analoghe alla normativa approvata a Bologna nel marzo 2014. “Se si fa il caregiver anche solo per qualche anno si rischiano il lavoro e la salute, C’è particolare bisogno di attenzione, altrimenti il sistema di cura è destinato a crollare su se stesso”. La Regione, ha concluso Golfarelli, sta lavorando pe mettere in campo un tavolo che definisca le linee guida.