Sulla salvaguardia del creato “siamo ai supplementari, se non prendiamo coscienza di ciò che sta accadendo soccomberemo”. Padre Enzo Fortunato, direttore della sala stampa del Sacro Convento di Assisi, ha usato una metafora calcistica – ma non incline al “catastrofismo”, ha precisato – per sintetizzare il saggio di monsignor Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi, presentato oggi alla Camera. Padre Fortunato ha definito il testo “un documento francescano, un saggio che continua il grido di aiuto di Francesco per salvare la terra”. “Il Vangelo fa i conti con i verbi semplici”, ha fatto notare il relatore: “Nel giorno del giudizio universale, quando ci verrà chiesto come abbiamo speso la nostra vita, non ci sarà l’elenco dei peccati, ma dei verbi molto semplici: mangiare, bere, vestire, incontrare, visitare. Ci verrà chiesto come abbiamo amato l’uomo, come abbiamo amato la terra”. “Il Signore si è incarnato nei bassifondi della storia, ha vissuto con una cloaca di peccatori, è morto nella periferia di una città”: tre periferie, queste, che per padre Fortunato “ci dicono che dobbiamo fare i conti con le periferia della storia, dove c’è l’uomo e dove c’è l’ambiente”. “Quando feriamo la terra commettiamo un abuso”, ha ammonito il francescano, secondo il quale la salvaguardia del creato “è una grande responsabilità che inizia dentro casa mia, con piccole cose – come il riciclo e la raccolta differenziata – che ci educano ed educano”.