“Siamo dentro una cultura che nasce dal non voler toccare i poveri: piuttosto si crea una ong, pur di non toccare la loro carne”. È la denuncia, sotto forma di paradosso, fatta da Luigino Bruni, ordinario di economia politica alla Lumsa di Roma, intervenuto alla presentazione del saggio di monsignor Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi, dal titolo: “Laudato si’. Dal Cantico di frate Sole all’enciclica di Papa Francesco”. Secondo l’economista, “oggi c’è molta solidarietà immune, che si occupa dei poveri senza toccarli: ma la prima cura per i poveri sono gli abbracci e i baci”, come ha testimoniato lo stesso San Francesco, che fa risalire la sua conversione all’incontro di Rivotorto, quando ha abbracciato e baciato un lebbroso. “Francesco è laicissimo, la sua conversione nasce abbracciando i poveri della città”, ha fatto notare Bruni. Il santo di Assisi, inoltre, “ha molto a che fare con l’economia: è figlio di un mercante, si converte a 26 anni – che a quell’epoca corrispondevano ai nostri cinquanta – è esperto di denaro, di monete, la sua è una conversione che nasce dalla conoscenza del mercato e dalla consapevolezza che i beni sono altri, non i soldi”. Francesco, così, “torna all’origine del messaggio evangelico: i primi cristiani erano chiamati ‘quelli della strada’, mendicanti che camminano”. Prima, però, costruisce la chiesa di San Damiano, facendo il muratore: “Le conversioni vere sono concrete – ha commentato l’economista – ricostruiscono una chiesa rotta”. Per analogia i cristiani, oggi – è la tesi di Bruni – “dovrebbero fare meno discorsi sul bene comune e ricostruire case, strade, parchi, territori dissestati, più che fare convegni”. Soffermandosi sull’espressione “Sora morte” del Cantico delle Creature, Bruni ha infine affermato: “Se in un mondo post-cristiano non rimettiamo la morte, la depressione sarà la peste del XXI secolo. Dire, come fa Francesco,’ sorella morte’ significa fare i conti col corpo vero, non quello immaginato, con la vecchiaia e con la morte”.