Viaggio apostolico

Papa in Messico: ai vescovi, tutelare “popoli indigeni” e “radici antiche”

“Il Messico ha bisogno delle sue radici amerinde per non rimanere in un enigma irrisolto”. Lo ha detto il Papa ai vescovi del Messico. “Gli indigeni del Messico – le parole di Francesco nella cattedrale di Città del Messico – aspettano ancora che venga loro riconosciuta effettivamente quella identità che vi fa diventare una nazione unica e non solamente una tra le altre”. No, dunque, al Messico come “labirinto della solitudine” o terra dei “fondamentalismi”: “Non stancatevi, invece, di ricordare al vostro popolo quanto sono potenti le radici antiche che hanno permesso la viva sintesi cristiana di comunione umana, culturale e spirituale che si è forgiata qui”. “Che i vostri sguardi – l’invito del Papa ai presuli – siano capaci di contribuire all’unità del vostro popolo; di favorire la riconciliazione delle sue differenze e l’integrazione delle sue diversità; di ricordare la misura alta che il Messico può raggiungere se impara ad appartenere a se stesso prima che ad altri; di aiutare a trovare soluzioni condivise e sostenibili alle sue miserie; di motivare l’intera nazione a non accontentarsi di meno di quanto si attende dal modo messicano di abitare il mondo”. “Senza recuperare, nella coscienza degli uomini e della società, queste radici profonde, anche al lavoro generoso in favore dei legittimi diritti umani”, il monito di Francesco, “mancherà la linfa vitale che può venire solo da una sorgente che l’umanità non potrà mai darsi da se stessa”.