Incontro a Cuba

Papa Francesco e Patriarca Kirill: don Bettega (Cei), “l’incontro del 12 febbraio è una profezia”

“L’incontro del 12 febbraio è una profezia: perché è un modo per raccontare il nostro Dio e per invitarci tutti a verificare quanto realmente crediamo in lui”. Lo scrive don Cristiano Bettega, direttore dell’Ufficio Cei per l’ecumenismo e il dialogo, in una nota, all’indomani dell’incontro di Papa Francesco e del Patriarca Kirill a Cuba.  “Non si tratta di sentirsi fratelli per una questione di buon vicinato”. “No, il fondamento dell’unità sta proprio in Dio: perché Dio è uno e trino, è l’armonia tra il suo essere ‘un solo Dio’ e il suo essere ‘Padre e Figlio e Spirito’”. “Quindi, in altre parole ancora – spiega Bettega – il nostro Dio è un Dio di comunione: lui stesso è comunione, e lui stesso cerca continuamente la comunione con ogni uomo”.
“Tutto questo, è chiaro – scrive il direttore dell’Ufficio Cei -, non resta soltanto a livello teorico” ma deve avere conseguenze pratiche. “Se non cerchiamo comunione tra noi, se non ci ostiniamo ad abbattere i muri che la nostra società continua a innalzare tra popoli, culture e religioni, se non cerchiamo in tutti i modi di guardare all’altro come a un fratello, la nostra fede in un Dio che è comunione di Padre, Figlio e Spirito resta quanto meno monca: bella a parole, ma insignificante nella concretezza”. “’Non siamo concorrenti ma fratelli’, dichiarano insieme il Patriarca e il Papa (n. 24), cancellando mille anni d’incomprensioni e ostilità reciproche. Ma questo vale per tutti – conclude don Bettega -: nessun cristiano che cerchi autenticità può fingere di non vedere l’altro cristiano o l’altro uomo: siamo chiamati a costruire ponti, insomma, ce lo chiede Dio stesso. Francesco e Kirill ne sono convinti, e a Cuba hanno firmato insieme questa loro convinzione, affidandola a ciascuno di noi”.