Società
“Questo pontificato ci sorprende positivamente su molti aspetti, anche su quello della legalità, perché non ha precedenti nella condanna della corruzione. Francesco ha usato parole durissime, anche più dure che nei confronti delle mafie, ed è per tutti noi un magistero molto impegnativo”. A dirlo è Rosy Bindi, presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie, durante la seconda sessione del XXXVI Convegno Bachelet, a Roma. Già assistente universitaria di Bachelet, presente il giorno del suo assassinio (12 febbraio 1980), Bindi ha riconosciuto come fondante il documento della Conferenza episcopale italiana “Educare alla legalità” del 1991. “In questi anni – ha affermato nel suo intervento – abbiamo guardato in faccia il fenomeno della criminalità organizzata e credo che quel documento abbia influenzato in modo positivo, perché ci siamo dati tutti gli strumenti per combatterla anche se non l’abbiamo sconfitta”. “La crescita della illegalità è fonte di disuguaglianze che pesano molto sulla povertà ancora di più delle norme sul lavoro o la pur grave mancanza di efficienza della pubblica amministrazione. Di queste cose però ancora non siamo convinti lasciando aperti spiragli” di cui approfittano “i professionisti della criminalità”.