Un “vivo incoraggiamento affinché i lavori di questi giorni siano animati dallo stesso spirito collaborativo e propositivo manifestato durante la Cop21”. Lo ha rivolto Papa Francesco ai partecipanti alla Conferenza degli Stati Parte alla Convenzione-Quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Cop22), in corso a Marrakesh dal 7 al 18 novembre. La fase della messa in atto dell’Accordo di Parigi è un “momento delicato, in cui ci si confronta, entrando in maniera più concreta nell’elaborazione delle regole, dei meccanismi istituzionali e degli elementi necessari per una sua corretta ed efficace attuazione”. Si tratta, ha osservato il Pontefice, “di aspetti complessi che non possono essere delegati alla sola interlocuzione tecnica, ma necessitano di un continuo supporto e incoraggiamento politico”.
Uno dei “principali contributi” di questo Accordo è “quello di stimolare a promuovere strategie di sviluppo nazionali e internazionali basate su una qualità ambientale che potremmo definire solidale”. Esso, infatti, “incoraggia alla solidarietà nei confronti delle popolazioni più vulnerabili e fa leva sui forti legami esistenti tra la lotta al cambiamento climatico e quella alla povertà”. Perciò, ha aggiunto, “siamo anche consapevoli che non si può limitare il tutto alla sola dimensione economica e tecnologica: le soluzioni tecniche sono necessarie ma non sufficienti; è essenziale e doveroso tenere attentamente in considerazione anche gli aspetti etici e sociali del nuovo paradigma di sviluppo e di progresso”. Qui, ha evidenziato, “si entra nei fondamentali campi dell’educazione e della promozione di stili di vita volti a favorire modelli di produzione e consumo sostenibili; e si richiama la necessità di far crescere una coscienza responsabile verso la nostra casa comune”. A tale compito sono chiamati a “dare il proprio contributo tutti gli Stati Parte così come i non-Party stakeholders: la società civile, il settore privato, il mondo scientifico, le istituzioni finanziarie, le autorità subnazionali, le comunità locali, le popolazioni indigene”. “Lo stile di vita basato sulla cultura dello scarto – ha concluso – è insostenibile e non deve avere spazio nei nostri modelli di sviluppo e di educazione. Questa è una sfida educativa e culturale” alla quale “non può mancare di rispondere anche il processo d’implementazione dell’Accordo di Parigi”.