“Nella legge sul fine vita abbiamo l’esigenza di evitare l’ottica della rottamazione del soggetto debole”. Lo ha detto Luciano Eusebi, giurista e ordinario di diritto penale all’Università Cattolica di Milano, durante il convegno organizzato da Scienza & Vita sul fine vita. “Questo – ha spiegato – per non cadere nel tranello della visione sempre meno solidaristica della sanità e dell’assistenza. Le linee guida che sono finalizzate a uniformare la miglior scelta terapeutica per il malato devono infatti essere separate dalle scelte di carattere economico”. “Nel dibattito sulla norma però – ha aggiunto il giurista – dobbiamo prima liberarci della convinzione che il diritto abbia il compito di risolvere in maniera automatica ogni problematica. Non è così. Il diritto ha bisogno di esigenze di equilibrio per evitare il rischio della medicina preventiva e perciò mi auguro che si proceda sulla strada della condivisione. Occorre puntare infatti al dialogo fra paziente e medico, non possono essere sottratte informazioni fondamentali al malato o alla famiglia per evitare contenziosi futuri perché già oggi sappiamo che non esiste il consenso informato che si dica ineccepibile”.
Al convegno era presente anche Edoardo Patriarca, membro della Commissione Affari sociali della Camera, dove sono arrivate numerose proposte di legge sul fine vita. “Auspico – ha detto – che si arrivi presto a un testo unificato, risultato delle tante proposte per andare in Aula. I tempi saranno molto lunghi come è giusto che sia per una vicenda che merita molta attenzione”. Tuttavia, “Il tema della vita della persona oggi è trascurato dalla politica – ha osservato il deputato -. La vita più affaticata, come quella dei migranti, non riesce a entrare nella agenda politica italiana. Su questo argomento, si poggia la democraticità di un Paese”.