“Contro le barricate servono programmazione e reti sociali forti”: è la posizione espressa oggi da Arci nazionale e le sue sedi di Ferrara e Emilia Romagna, a proposito delle barricate a Goro e Gorino, in provincia di Ferrara, per impedire l’arrivo, per decisione prefettizia, di 12 donne migranti, di cui una incinta. “Donne traumatizzate da viaggi pericolosi e povertà assoluta condannate nuovamente ‘alla deriva’, nonostante l’impegno di volontari e militari impiegati nei soccorsi di cui si ha quotidianamente notizia”, ricorda l’Arci. “Donne costrette a vivere una notte in una caserma, dopo un viaggio e violenze terribili, bloccate da cittadini irrispettosi dell’interesse pubblico che ragionano solo secondo la difesa di interessi particolari per diffidenza pregiudiziale”. Secondo l’Arci “l’esasperazione dei cittadini non può trasformarsi in un gesto di simile intolleranza. L’accoglienza è un servizio pubblico, previsto per legge, che non può essere impedita”. La decisione prefettizia, precisa, “non è la modalità che auspichiamo, ma nello stesso tempo non possiamo tollerare reazioni così tremende come quelle che si sono verificate questa notte”. Serve quindi “un maggior ruolo di programmazione e regia che dovrebbe essere sempre guidato dagli enti locali nel loro complesso, con la fattiva collaborazione delle reti sociali sul territorio, il terzo settore in primis”. “Solo con una valutazione dell’impatto sociale e la promozione della mediazione sociale di soggetti competenti nella comunità che accoglie – sottolinea – è possibile non alimentare derive profondamente razziste. C’è bisogno di uno sforzo da parte di tutti perché all’accoglienza materiale, imprescindibile per le persone, si accompagni una intensa, decisa e irrinunciabile azione di ripristino della cultura dell’accoglienza. C’è bisogno di dire con forza che a questo spettacolo senza cuore e senza testa, non vogliamo più assistere”.