
“Gratitudine per tutte le iniziative prese per favorire una dignitosa accoglienza delle persone, quali, fra gli altri, il Fondo Migranti e Rifugiati della Banca di Sviluppo del Consiglio d’Europa, nonché per l’impegno di quei Paesi che hanno mostrato un generoso atteggiamento di condivisione”. Ad esprimerle è il Papa, che nel discorso al Corpo Diplomatico ha citato le “nazioni vicine alla Siria, che hanno dato risposte immediate di assistenza e di accoglienza, soprattutto il Libano, dove i rifugiati costituiscono un quarto della popolazione complessiva, e la Giordania, che non ha chiuso le frontiere nonostante ospitasse già centinaia di migliaia di rifugiati”. Senza dimenticare, però, “gli sforzi di altri Paesi impegnati in prima linea, tra i quali specialmente la Turchia e la Grecia”. “Una particolare riconoscenza desidero esprimere all’Italia – le parole di Francesco – il cui impegno deciso ha salvato molte vite nel Mediterraneo e che tuttora si fa carico sul suo territorio di un ingente numero di rifugiati”. Di qui l’auspicio che “il tradizionale senso di ospitalità e solidarietà che contraddistingue il popolo italiano non venga affievolito dalle inevitabili difficoltà del momento, ma, alla luce della sua tradizione plurimillenaria, sia capace di accogliere e integrare il contributo sociale, economico e culturale che i migranti possono offrire”. Per il Papa, “è importante che le nazioni in prima linea nell’affrontare l’attuale emergenza non siano lasciate sole, ed è altrettanto indispensabile avviare un dialogo franco e rispettoso tra tutti i Paesi coinvolti nel problema – di provenienza, di transito o di accoglienza – affinché, con una maggiore audacia creativa, si ricerchino soluzioni nuove e sostenibili”. No, quindi, a “soluzioni perseguite in modo individualistico dai singoli Stati”, sì invece alla consapevolezza che “le migrazioni costituiranno un elemento fondante del futuro del mondo più di quanto non l’abbiano fatto finora e che le risposte potranno essere frutto solo di un lavoro comune, che sia rispettoso della dignità umana e dei diritti delle persone”. La persona, allora, va rimessa “al centro delle decisioni politiche a tutti i livelli”, a partire dall’Agenda di Sviluppo adottata nel settembre scorso dalle Nazioni Unite per i prossimi 15 anni.