“Prove evidenti mostrano che il cristianesimo è la religione più perseguitata nel mondo”. Così ha esordito monsignor Jean Kockerols, vescovo ausiliare di Malines-Bruxelles e vice-presidente della Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece), alla conferenza sul dialogo interreligioso e sulla situazione dei cristiani nel mondo che si è svolta ieri presso la sede dell’Euroassemblea, su iniziativa di Antonio Tajani, vice presidente del Parlamento europeo, incaricato dei rapporti con le comunità religiose, confessionali e filosofiche. Il rappresentate dei vescovi europei si è fatto portavoce di tutte le confessioni cristiane, concordi e unite in questa preoccupazione. In Medio Oriente, nel sub-continente indiano, così come in Cina, la presenza dei cristiani risale a molti secoli fa ed è perciò “importante screditare l’opinione comune che i cristiani siano degli intrusi nelle regioni del mondo dove l’Islam è oggi la religione maggioritaria”. Analisi sociologiche mostrano per altro che “dove più numerosi sono i cristiani, minore è il rischio di radicalizzazioni”, ha dichiarato mons. Kocherols, che ha rivolto tre richieste all’assemblea: “misure specifiche di solidarietà internazionale”, che aiutino nella ricostruzione delle case e difendano i luoghi di culto, favoriscano rimpatrio e reintegrazione; che i crimini di cui i cristiani sono vittime siano puniti e gli autori sottoposti a giudizio; che programmi internazionali di pace includano attori cristiani.