Monsignor Galantino: no a revisione dell’8 per mille. “C’è bisogno dei cattolici in politica”

La Cei potrebbe accettare una revisione dell’8 per mille, lasciando la quota non sottoscritta allo Stato? “Non sono d’accordo. Non vorrei che sembrasse una difesa di bandiera se rispondo invitando, invece, a considerare con obiettività ciò che la Chiesa compie attraverso i fondi dell’8 per mille: li restituisce decuplicati in termini di vicinanza, servizi e solidarietà. Quanto allo Stato, è bene ricordare che rappresenta già uno dei possibili destinatari del sistema”: lo ha ribadito monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, in un’intervista pubblicata oggi su “Il Fatto Quotidiano”. “Alcuni rimpiangono una Chiesa italiana più impegnata in politica – ha osservato -, altri contestano una sua persistente sovrapposizione; alcuni conoscono la sobrietà di vita della maggioranza dei parroci e dei vescovi, altri utilizzano qualche episodio – francamente inaccettabile – per ripetere il clichè di ‘lussi anacronistici'”. Per la Cei il dialogo, ha precisato, “rappresenta un’esigenza costantemente ricercata con ogni interlocutore e a ogni livello, quindi anche con il mondo della politica. Voglio essere chiaro: quando parlo di dialogo non penso a una negoziazione di privilegi, ma a una collaborazione concreta in vista del bene comune”. In ogni caso, “c’è bisogno dei cattolici in politica. E contano nella misura in cui testimoniano con la coerenza della vita le cose in cui dichiarano di credere”: “L’attuale degrado della politica ci impegna a sostenere la formazione di una classe dirigente responsabile e competente, che lavori nell’orizzonte delle comunità”.

Sulle unioni civili si augura che dal dibattito parlamentare “non ne esca indebolito il valore della famiglia con una sua omologazione ad altre forme di relazione che di fatto hanno una diversa natura”. Sul ripristino dei sacramenti ai divorziati risposati chiarisce: “L’accoglienza e la vicinanza – espresse tanto nel Sinodo quanto nelle nostre comunità – non indicano scorciatoie sui sacramenti, ma un percorso per certi versi ancora più esigente. Più che fermarsi a sterili semplificazioni, l’ impegno che ci è chiesto è di accompagnare le relazioni ferite del nostro tempo”.

 

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