I vescovi filippini condannano la decapitazione di un ostaggio malese avvenuta nell’isola meridionale di Jolo, nel villaggio di Bud-Taran. L’ostaggio, 39 anni, ingegnere elettronico, era stato rapito il 15 maggio scorso in un ristorante in Malesia dal gruppo Abu Sayyaf, legato ad Al Qaeda. I fondamentalisti avevano chiesto alla famiglia un riscatto di 635 mila dollari, che non è stato pagato. Monsignor Dinualdo Giutierrez, vescovo di Marbel (nell’isola di Mindanao, dove spesso avvengono rapimenti e attentati di questo genere), ha condannato l’omicidio definendolo “un atto immorale e disumano”, riferisce l’agenzia cattolica Ucanews. I vescovi chiedono al governo filippino di “proteggere le vite delle persone, cittadini o stranieri che siano”. Si ritiene che il gruppo Abu Sayyaf abbia sequestrato diversi ostaggi stranieri, tra cui due canadesi, un norvegese, un italiano e diverse filippini. L’ultimo ad essere ucciso è stato Rodolfo Buligao, capovillaggio. Una settimana fa è stato invece liberato un altro ostaggio, dopo aver trascorso sei mesi nelle mani dei fondamentalisti.