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Terra Santa: cristiani stanchi di pagare il prezzo conflitto israelo-palestinese

“I pellegrini hanno paura e non visitano più la Terra Santa. Noi cristiani paghiamo un prezzo per ogni ondata di violenza, ogni intifada”. È lo sfogo raccolto da Aiuto alla Chiesa che Soffre di Alfred Raad, negoziante cristiano di Gerusalemme. Ogni volta che si registrano scontri tra le due fazioni, l’attività resta inattiva per lungo tempo e costringe il negoziante a contrarre debiti per dare da vivere alla famiglia. Le difficoltà economiche e la disoccupazione sono tra le principali cause del massiccio esodo di cristiani dalla Terra Santa, il cui numero si è ridotto dal 20% del 1947 al 2% di oggi. Le uniche possibilità d’impiego offerte sono nel settore turistico e nella produzione di articoli sacri. “Siamo circa il 2% sia in Palestina che in Israele e siamo chiamati ad essere ponti di pace – afferma padre David Neuhaus, vicario patriarcale per i cattolici di espressione ebraica – ecco perché dobbiamo impegnarci a promuovere i valori in cui crediamo all’interno di entrambe le società”. Il vicario teme che lo scontro tra Israele e Palestina possa creare una frattura tra cristiani palestinesi e non palestinesi. “La Chiesa è impegnata nel promuovere l’unione della comunità cristiana: se le divisioni nazionali sono reali, specie in questi giorni di conflitto, altrettanto reale deve essere l’unità che deriva dalla nostra fede”.