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Siria: p. Bouzouzi (Atena), “ci manca tutto”. La gente scappa “per sopravvivere”

“Di questa guerra non si raccontano le persone, la paura, il pericolo di morte che incombe su di noi in ogni momento. Ci manca tutto”. A parlare è padre Joseph Bouzouzi, vescovo degli armeni cattolici ad Atena. Siriano, di Aleppo, doveva essere presente al convegno “Il coraggio di essere umani”, che si terrà a Rimini domani e sabato, ma in questo momento è bloccato ad Aleppo. Ha comunque lasciato la sua testimonianza sui profughi siriani alla Comunità Papa Giovanni XXIII. “In Siria – racconta – la gente è disperata perché non vede un futuro. All’inizio, quando è cominciato il conflitto, tanti dicevano che sarebbe passato. Ma pian piano la situazione è peggiorata. Sempre di più”. Oggi, spiega padre Bouzouzi, “in Siria viene gente a combattere da 80 diversi paesi: Jihadisti, estremisti, stranieri… E questo Paese, che ha 12mila anni di storia di convivenza pacifica tra le religioni, viene martoriato”. Secondo il vescovo, “è una guerra sulla nostra terra, ma non nostra”. I profughi, prosegue, “ormai non hanno fiducia in nessuno. Ci mancano luce e acqua, perfino il latte per i neonati”.
Con la guerra, aggiunge padre Bouzouzi, “la gente ha perso il lavoro, hanno utilizzato i risparmi e si sono impoveriti. E la vita è diventata sempre più cara, se calcoliamo che un litro di benzina costava intorno a 25 lire siriane e oggi ne costa 150”. La gente, allo stremo, ha cominciato a scappare in massa. “Un siriano – sottolinea – è un profugo come tutti i profughi, ma sta scappando non per migliorare la sua vita, cercare occasioni di lavoro, ma per sopravvivere”. Si scappa dalla morte, “non semplicemente dalla guerra”. L’unica via per poter respirare, ribadisce padre Bouzouzi, è quella di uscire. “Scappando, i profughi sanno bene cosa li aspetta, ma nonostante tutti questi morti in mare, la gente continua a scappare”. Il 60% della popolazione siriana oggi è sfollata. “Alcuni sono ancora in Siria, in altre città, gli altri, nei paesi limitrofi, riescono a vivere solo grazie agli aiuti – conclude il vescovo -. Il ruolo della Chiesa è stato quello, soprattutto, di incoraggiare la gente ad avere speranza”.