Dialogo interreligioso

Religions for peace: Maria Voce, “andare incontro all’umanità sofferente”

Andare “incontro alle folle di umanità sofferente che grida, che piange, che lotta e che, ciononostante, continua a sperare”. È questo “l’impegno comune, concreto, eroico se necessario” a cui sono chiamate le religioni oggi promuovendo nelle società la regola d’oro, “fai agli altri ciò che vorresti gli altri facciano a te”. È stata Maria Voce, co-presidente di Religions for peace nonché presidente del Movimento dei Focolari, a parlare così questa mattina a Castel Gandolfo rivolgendosi ai partecipanti alla Assemblea europea di Religioni per la pace. La co-presidente ha fatto riferimento nel suo discorso alla situazione in cui si trova l’Europa oggi che nel giro di pochi anni ha visto mutare volto “come forse mai era successo in passato”. Un continente fortemente attraversato da “una drammatica e lunga crisi, in primo luogo economica che non ha risparmiato nessuno dei Paesi dell’Unione”. “Negli ultimi mesi – ha aggiunto Voce – il Continente europeo ha davanti un oceano di rifugiati e profughi senza precedenti nella storia”, causato e “seriamente aggravato” da “drammatici e discutibili interventi militari che hanno sconvolto intere nazioni del Nord Africa e del Medio Oriente, dell’Africa Sub Sahariana ed altri conflitti ancora in corso. E i nostri Paesi europei non sono certo del tutto incolpevoli di fronte a questi conflitti”. “Quello che poi addolora veramente – osserva Voce – è il costatare che spesso queste persone in fuga dalla fame e dalla guerra sono al centro di dispute, suscitano reazioni nazionalistiche, oltre che restare in balia di egoismi e speculazioni ed essere strumentalizzate per calcoli strategici al fine di guadagnare consensi ed avviare processi populistici pericolosi”. Da qui l’impegno delle religioni. “Di fronte a questo panorama complesso e doloroso – ha detto Voce – siamo chiamati in causa noi, credenti, appartenenti alle più varie fedi religiose, insieme a tutti gli uomini e donne di buona volontà. Siamo indubbiamente diversi, ma restiamo tutti accomunati dallo stesso imperativo, così ben espresso e sancito dalla regola d’oro che troviamo disseminata e ripetuta in tutte le nostre Scritture”.