"L’uomo globalizzato oltre che un nomade senza spazio e senza tempo, è anche un uomo senza cielo". Per questo "è difficile oggi dare un messaggio di vita eterna che dia luce e senso alla vita e alla morte, al dolore e alla gioia". È stato l’arcivescovo di Oristano, mons. Ignazio Sanna, ad aprire all’abbazia di Casamari gli interventi che nella giornata di oggi si susseguiranno sul tema "Fine del mondo o avvento del Regno". "Oggi come oggi ha detto il vescovo l’escatologia e la fine dei tempi, il loro annuncio e la loro dimensione di fede non possono non confrontarsi con la cultura contemporanea e, in modo particolare, con l’istanza del futuro che la contraddistingue"; "l’aspirazione alla precaria immortalità del successo, della salute, della gioventù sta sostituendo la fede nell’immortalità dell’anima. L’effimero si mangia l’assoluto" e così si "è perso il riferimento alla provenienza dalla terra, dalle mani di Dio. L’uomo che non è più creato ma solo fatto, può essere anche disfatto. Non c’è futuro ultraterreno, perché tutto si consuma sotto il cielo, speranze e delusioni, successi e sconfitte, vita e morte". È in questo contesto che occorre inserire oggi una "corretta visione cristiana della storia" e quindi anche del "giudizio finale". "Dio sa cosa c’è nel cuore dell’uomo, conosce le sue debolezze e sa come far prevalere la misericordia divina sul giudizio umano".