Viviamo in una società "che non vuole invecchiare, che sposta sempre più in avanti le tappe verso la vita adulta e con una gioventù che viene vista, rispetto al passato, come più viziata (95%), con meno certezze (75%), più sola e meno felice. Anche il futuro appare scoraggiante sotto il profilo delle opportunità sociali ed economiche (45%); gli stessi punti di riferimento sono molto cambiati: la religione e la politica sembrano infatti contare sempre meno per i giovani": lo scrivono gli studenti della Fuci (Federazione Universitaria Cattolica Italiana) nel volumetto delle tesi per il 59° Congresso nazionale su "Domani cercasi. Università, società e politica: quale spazio per i giovani?" che si aprirà questo pomeriggio a L’Aquila. Nei tre giorni dei lavori (fino a sabato 11 maggio), la Fuci rifletterà sul clima di sfiducia e disincanto delle giovani generazioni, costrette a vivere come in un "limbo" perché "tra la fine dell’adolescenza e l’ingresso nella vita adulta sembra infatti essersi prefigurata una nuova fase del ciclo vitale che tende a dilatarsi nella durata e ad estendersi presso quote sempre più significative di popolazione". "In questa fase dicono alla Fuci – i giovani non sono più adolescenti ma neppure completamente adulti, perché ancora incapaci di assumersi pienamente le responsabilità sociali dell’adultità".