"Lo Stato può intervenire legittimamente per negare il riconoscimento a realtà connotate da caratteri contrastanti con qualsiasi forma di religiosità", ovvero "ispirate a principi o dedite a pratiche che si pongono in contrasto con i diritti fondamentali dell’uomo e i principi fondanti della convivenza civile". Durante l’audizione di oggi alla Camera, il segretario generale della Cei, mons. Giuseppe Betori, ha esortato a "non sottovalutare i problemi connessi alla diffusione anche nel nostro Paese di nuovi movimenti religiosi, estranei alla tradizione giudaico-cristiana, che provocano diffuse reazioni di diffidenza e talvolta di allarme sociale". "Anche nel nostro Paese ha osservato Betori – hanno iniziato a radicarsi gruppi sociali portatori di identità diverse rispetto a quelle tradizionali, che tendono a perpetuare usi e costumi a volte confliggenti con principi e valori fondamentali per la comunità e per l’ordinamento". "L’esigenza di favorire l’integrazione dei nuovi gruppi e quindi la pacifica convivenza è però l’ammonimento della Cei – non deve tradursi in forme di ingiustificato cedimento di fronte a dottrine e pratiche che suscitano allarme sociale e contrastano con principi irrinunciabili della nostra civiltà giuridica".